Le tartarughe tornano sempre

Le tartarughe tornano sempre

 

“Le tartarughe tornano sempre”

di
Enzo Gianmaria Napolillo

 

Da dove saltano fuori le tartarughe? E cosa rappresentano per Enzo Gianmaria Napolillo nel suo romanzo “Le tartarughe tornano sempre”?

È necessario leggere fino all’ultima riga di questo emozionante racconto per scoprirlo, eppure se ne annusa il significato in ogni pagina.

Giulia e Salvatore si trovano a vivere un amore pieno di ostacoli, fatto di lettere dal colore rosa che viaggiano incessanti tra Milano, dove lei vive con la sua famiglia benestante, e “l’isola”, che si riconoscerà come Lampedusa seppur mai nominata, dove Salvatore resta in attesa dell’estate per poterla riabbracciare. Un amore chiamato a perdere la sua innocenza quando un giorno i due scoprono il corpo di un ragazzo che rotola sul bagnasciuga insieme a molti altri cadaveri. Da quel momento lo sbarco dei migranti sarà una costante per l’isola che diventerà terra aspra e inquieta. Un’isola sempre più isolata. Le estati di Giulia e Salvatore acquisiscono ben presto un sapore amaro fatto di lontananza e amare consapevolezze.

La lontananza inizialmente solo fisica sarà l’inizio di un cammino avulso per i due ragazzi  che vivranno i momenti più importanti delle loro vite in parte insieme ed in parte distanti. Ma cos’è la davvero la distanza?

 

 

Chiediamolo a un cuore di un figlio che è strappato via dal cuore di una madre. O dal cuore di un padre. O da un altro cuore, quale che sia.

Chiediamolo ai km che separano le sponde dell’Africa da quelle della Sicilia.

 Chiediamolo ai pilastri della nostra società, apparentemente solidi, praticamente deboli.

È questo il dramma che Napolillo porta in scena con naturalezza e malinconia, portando il lettore ad immedesimarsi in Giulia, giovane ragazza ribelle che pur seguendo le volontà della sua famiglia resta fedele ai propri valori, e in Salvatore, che fa della semplicità il fulcro della sua vita, che non si arrende di fronte alle ingiustizie e alle delusioni della vita.

E allora perché la tartaruga? La tartaruga è la speranza. È colei che si allontana ma poi torna sempre, che non dimentica le sue origini, che ama la sua casa, che si perde e si allontana per le infinite strade della vita per sopravvivere ma poi torna, torna come un abbraccio di una madre o di un padre, torna come un amore se è sincero. È la speranza che accompagna e guida inevitabilmente il destino di ognuno di noi.

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Martina Amalfitano
martyamalf@gmail.com
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