I ragazzi della Nickel-Premio Pulitzer 2020

I ragazzi della Nickel-Premio Pulitzer 2020

I ragazzi della Nickel

di Colson Whitehead

All’autore di La Ferrovia Sotterranea va il premio Pulitzer 2020

I ragazzi della NIckel

Risale a soli cinque anni fa la notizia del ritrovamento di 50 cadaveri sepolti intorno l’istituto riformatorio per ragazzi “Dozier School for Boys,” in Florida. I resti dei corpi di bambini ed adolescenti, deceduti tra il 1920 e il 1950, sono stati recuperati da un gruppo di ricercatori, confermando ciò che la società americana sospettava da tempo sugli abusi fisici e mentali da parte di educatori e insegnanti.

 

Da qui, il celebre scrittore americano Colson Whitehead si mette alla ricerca, minuziosa e dettagliata, degli orrori e abusi compiuti verso generazioni di ragazzi afroamericani all’interno delle mura scolastiche.
Il risultato sarà un brillante romanzo, “I ragazzi della Nickel“(Mondadori: 18,50) premiato con il  Pulitzer-2020 per la narrativa.

 

«Ma state certi che vi logoreremo con la nostra capacità di sopportazione
e un giorno conquisteremo la libertà»

 

Il protagonista del romanzo è Elwood Curtis, un ragazzino abbandonato dai suoi genitori che cresce a Frenchtown tra le cure amorevoli di sua nonna Harriet e i discorsi di Martin Luther King.

È il 1962 e Elwood, inebriato dalle parole del reverendo King, si unisce al movimento per i diritti civili,  con l’appoggio del suo insegnante Hill e il parere contrario di sua nonna Harriet che vuole per lui un tranquillo avvenire da negro, fatto di soprusi e lavori precari come da generazioni.

“Harriet aveva comprato quel disco di Martin Luther King da un venditore davanti al Richmond per dieci centesimi, ed erano i dieci centesimi più maledetti che avesse mai speso. Quel disco era pieno di idee”

Le idee del Dr King non abbandonano Elwood neanche quando, a causa di uno sgambetto del destino, viene rinchiuso nel riformatorio della Nickel Academy, con l’intendo di ri-educarlo.
Ad attenderlo prove difficili, torture di ogni tipo, punizioni ingiuste inflitte maggiormente ai ragazzi di colore.

 

” I ragazzi arrivavano alla Nickel già guastati in vari modi, e subivano altri danni mentre erano lì. Spesso li attendevano passi falsi più gravi e istituti più spietati. I ragazzi della Nickel erano fottuti prima, durante e dopo il periodo che trascorrevano alla scuola, se si voleva descriverne la traiettoria generale.”

 

Nonostante i violenti episodi il ragazzo stringe i denti grazie alla complicità di alcuni amici fidati e resiste, animato dal ricordo dei discorsi del Dr King scritti durante la sua prigionia.

Elwood avverte ciò che in fondo la vita gli ha sempre mostrato con chiarezza: la difficoltà di essere un ragazzo di colore in un mondo di bianchi, anche quando le sorti e le torture sono pressoché identiche.

Il tempo per il giovane scorre con ritmi sostenuti, tra una discreta condotta, i lavori comunitari in cui assapora brevi momenti di libertà e le poche visite di sua nonna Harret.  Ma Elwood, il resistente, sente di dover agire spezzando la catena d’odio che lo stringe da troppo tempo racchiudendo i suoi pensieri in lunghe lettere.

 

Un romanzo a cui non manca nulla, se non una sceneggiatura ed un regista in grado di immortalare scene già sapientemente descritte.

Whitehead, autore di “La Ferrovia sotterranea“(Premio Pulitzer nel 2017) ci regala un romanzo dal finale meraviglioso, letto senza interruzioni, smuovendo coscienze e toccando temi, ahinoi, ancora troppo attuali ad ogni latitudine.

 

 

 

«Colson Whitehead è uno dei più grandi scrittori americani viventi» – Time

 

Colson Whitehead

Colson Whitehead è il volto a cui Time dedica nell’ luglio 2020 la sua copertina, descrivendolo come “il narratore d’America” capace di condurre “i lettori in un presente inquieto” scavando nel passato recente del suo paese.

Proprio come era già accaduto per “La Ferrovia Sotterranea” l’autore racconta momenti bui della società americana attingendo da eventi realmente accaduti.

Classe 1969, nato e cresciuto a New York, scrittore di romanzi e saggi. Tra le sue opere L’intuizionista (1999), John Henry Festival (2001), Il Colosso di New York (2003), La Ferrovia sotterranea (2016).

 

 

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Martina Amalfitano
martyamalf@gmail.com
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